Attrarre significa esercitare una qualche forza che porta un soggetto verso un oggetto che, appunto, attrae.

Quest’anno il progetto Vickys ha partecipato a un concorso che ha investigato sulle abitudini dei consumatori. Uno dei complimenti più belli che abbiamo ricevuto da qualcuno che ha utilizzato un nostro prodotto è stato “mi attira infornabio”. Questa frase ci piace così tanto, forse per il fatto che la frase accosta due parole che di per sé non suonerebbero bene; “mi attira un nome”… un nome può essere attraente?
Evidentemente sì, è inutile nascondere quando siamo noi tutti influenzati da come si percepisca una qualche cosa nel suo primo impatto. Ci sono addirittura persone che non ci piacciono per i loro nomi; perché mai non ci potrebbero essere oggetti che ci piacciono proprio per il loro nome?

A me piace CARTAMORE, mi attira perché con la carta ho un rapporto particolare anche quando la strappo, mi piace il suo odore e il suo rumore e pensiamoci, seriamente le parole d’amore quanto più belle sono scritte sulla carta che non in uno schermo?

Scaldapronto lo trovo un nome con un certo stile, e se lo dovessi definire con una figura retorica direi che è onomatopeico, tu dici il nome e il concetto è immediato e diretto “tu scaldi ed è pronto”.

Mi piace Biogusto, perché non c’entra solo il fatto che un oggetto possa essere bio o meno, ma mi piace che usando un oggetto bio c’è … un doppio vantaggio o meglio BIO gusto.

Sono piccoli giochi con le parole che mi ricordano un po’ le battutone dei nonni o dei babbi, “sai il colmo per un pomodoro? Avere un futuro da passata!”. Sono le battute nelle quali quello che succede è che accosti parole di un significato differente al fine di creare un concetto nuovo, o che giochi con il doppio significato di un nome. A me personalmente le battute da prete sono sempre piaciute.
Così passiamo alla seconda cosa che mi piace del dare dei nomi agli oggetti. Quando dai un nome a un oggetto questo inizia a sapere un po’ più di casa. Quando la tua “Toyota-Yaris” diventa il tuo “bolide” non è più una macchina, ma è una macchina tua, c’è quasi affetto. Dare i nomi sa un po’ di famigliarità e di quotidianità, un po’ come in quei negozi dove sai benissimo cosa e dove andare a cercare.
Pensavi davvero anche tu che ci fosse così tanto dietro un nome?

Cloe

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